lunedì 17 settembre 2012

IO STO CON GOOGLE

Napoli 17/09/2012 - Come tutti sanno, il silenzio aiuta la riflessione. E adesso che le violenze in Medio Oriente sono terminate, quale momento migliore di questo per cercare di riordinare concettualmente la realtà e tirare fuori delle riflessioni che abbiano un po’ di logica? Dunque, partiamo dall’inizio. Tutto è cominciato l’11 settembre scorso, quando i nostri cari amici musulmani si sono accorti che un certo Sam Bacile, un immobiliarista americano di mezza età di fede ebraica, aveva scaricato su internet il suo “capolavoro”: un film sulla vita di Maometto costato a lui e ai suo finanziatori qualcosa come cinque milioni di dollari. Ora, non ce ne voglia il signor Bacile se ci permettiamo di dire che  in tempi di crisi  quei cinque milioni di dollari poteva anche risparmiarseli. Il suo film “Innocence of muslim”  è semplicemente ridicolo. Tuttavia, il film dell’immobiliarista americano non è stata l’unica cosa ridicola in tutta questa faccenda. Internet è pieno di imbacile che scaricano quotidianamente delle vere  e proprie porcate in rete. E tutti sono convinti di aver scritto o prodotto delle opere  meravigliose: che imbaciles ! Ridicolo, per esempio, è stato l’atteggiamento del presidente egiziano, Mohamed  Morsi, che dopo aver condannato le manifestazioni di violenza scoppiate nel suo paese ha poi aggiunto che la figura del profeta «è una linea rossa che nessuno deve valicare». Di fronte a un simile atteggiamento non si capisce se il presidente egiziano era a favore o contro le violenze nel suo paese. Ad ogni modo, una cosa è certa: se Morsi  ha pensato di intimorire qualcuno con le sue affermazioni da ultrà, allora anche lui merita un posto nella lista degli imbaciles. Tuttavia,la nomination al nobel per la ridicolaggine non spetta certo  al presidente egiziano. E nemmeno ai musulmani residenti in Europa che, manifestando oggi presso  l’ambasciata Usa di Londra allo scopo di ottenere le scuse del Governo americano, hanno di fatto protestato contro lo stesso diritto che in quel momento stava consentendo loro di manifestare liberamente. Peggio di loro, paradossalmente,  ha fatto l’amministrazione Obama quando ha chiesto  alla società di Google di cancellare il filmato da internet. Chi si fa portatore universale dei diritti fondamentali dell’uomo non può chiedere ai propri cittadini di rinunciare alla libertà d’espressione. E il fatto che Google abbia mandato a quel paese l’amministrazione americana è sicuramente l’unica nota positiva in un coro di voci e di proteste tanto ridicole quanto illiberali.  Chiarito ciò, resta solo un’ultima domanda :«può un imbacile qualunque scatenare una vera e propria rivolta in tutto il mondo musulmano?». A rigor di logica, la risposta dovrebbe essere:«no di certo». Ma la realtà è un’altra. La realtà e che, in alcuni luoghi la ragione è una fiammella isolata in un angolo buio, mentre la religione è ancora l’oppio che offusca la mente dei  popoli.  

lunedì 10 settembre 2012

Mankou suona la sveglia in Africa


Il giovane ingegnere congolese lancia il primo smartphone made in Africa
Brazzaville ( Congo) 10/09/2012 – Se il venticinquenne ingegnere africano, Vèrone Mankou, avesse esordito ripetendo la celebre frase di Steve Jobs “ stay hungry, stay foolish”, di sicuro non avrebbe riscosso molto successo nel suo continente. In Africa il problema della fame rappresenta una piaga che colpisce tutt’ora milioni di persone. Ma nonostante ciò, Vèrone ha dimostrato più volte di non volersi arrendere. Così, a nove mesi dal lancio del primo tablet made in africa, la società fondata  da Mankou, la Vo Mou Ka (Vmk), che per l’appunto in lingua locale significa “svegliatevi”, ha deciso di lanciare  anche un nuovo smartphone. L’ultima invenzione del giovane ingegnere africano si chiamerà  Elikia (che vuol dire speranza in lingala) e sarà in vendita già dal prossimo ottobre. E l’obiettivo della casa di produzione africana sarà proprio quello di competere con Apple sul mercato internazionale. «La nostra strategia è quella di creare prodotti capaci di competere con quelli delle grandi marche» ha detto Mankou durante la presentazione della sua ultima invenzione. « Tuttavia- ha aggiunto il capo della Vmk – è nostra intenzione tener conto dei valori africani producendo materiale Hi-tech a costi contenuti». Forse Mankou non sarà lo “Steve Jobs d’Africa”, ma di sicuro anche lui ha tutte le intenzioni di mandare un messaggio che vada ben oltre le solite campagne di marketing. D’altronde, i nomi delle sue creature parlano chiaro. Forse il giovane africano  di belle speranze, non che consigliere del ministro delle Telecomunicazioni congolese,  vuole davvero suonare la carica e ridare dignità a un intero continente. Ma come tutti sanno, le buone intenzioni e i bei discorsi non hanno mai riempito la pancia  a nessuno. Per diffondere la speranza in Africa ci vuole ben altro. Investimenti, lavoro, salari, tanto per cominciare. E proprio a proposito di investimenti si potrebbe partire, ad esempio, mettendo da parte gli slogan e  spostando l’assemblaggio dei  prodotti della Vmk dalla Cina all’Africa. Se non altro, sarebbe un bel modo per rispettare il messaggio pubblicitario “ Saty different” che campeggia su tutte le gigantografie del nuovo tablet. Quale occasione migliore di questa per fare davvero qualcosa di differente? Così facendo, un domani, Mankou potrebbe anche  cambiare il famoso slogan di Steve Jobs da “Stay hungry, stay foolish” in “Stay replete, stay foolish” e fare, e questa volta per davvero, qualcosa di diverso rispetto agli altri. Apple compresa.