martedì 14 febbraio 2012

Bahia: gli agenti accettano l'accordo a denti stretti

Lo  sciopero  è  finito.  Alla  fine  il  sindacato  ha  ceduto: ma restano i malumori. I poliziotti di Bahia  dovranno  accontentarsi  di  un  6,5   per  cento   in  più nella busta paga.  E il leader sindacale   Leite   ammette  : « lo abbiamo fatto per non danneggiare il turismo».

Salvador de Bahia 13/02/2012 – Ci sono voluti 15 giorni, 130 omicidi e numerose razzie per indurre le parti a trovare finalmente  un accordo. Così, nella notte di sabato scorso è stata finalmente  trovata l’intesa tra il sindacato della Polizia militare di Bahia e i rappresentanti del governo che ha messo la parola  fine allo sciopero dei poliziotti. Ma il governo di Bahia ha accettato solo in parte le richieste del sindacato dei poliziotti. Gli agenti di polizia sono riusciti a ottenere un aumento dello stipendio pari al 6,5 per cento ( inizialmente il sindacato aveva chiesto un aumento del trenta per cento) e la promessa che non saranno presi provvedimenti disciplinari nei confronti degli scioperanti che non hanno preso parte alle violenze dei giorni scorsi. « I poliziotti hanno accettato l’accordo per consentire l’avvio del Carnevale e per non arrecare ulteriori danni economici al settore del turismo» ha detto l’ufficiale Ivan Leite, uno dei leader della protesta di Bahia. Non sono invece previsti sconti per i poliziotti che hanno preso parte all’occupazione del Parlamento di Bahia e per  i loro colleghi che hanno partecipato alle violenze durante i giorni della protesta. Il governo di Bahia ha intenzione di infliggere loro delle pene severe che vanno dal licenziamento all’arresto.

venerdì 10 febbraio 2012

Bahia: il parlamento è libero, ma lo sciopero va avanti

La paura di un blitz dell'esercito ha indotto gli agenti che avevavno occupato la sede del parlamento di Salvador de Bahia ad arrendersi. Tuttavia, il governo e il sindacato dei poliziotti faticano a trovare un'intesa. Ora, a essere in bilico, non è solo il Carnevale, ma l'immagine di tutto il Brasile


Salvador de Bahia 09/02/2012 – Alle prime luci dell’alba di questa mattina, i poliziotti che si erano asserragliati all’interno del palazzo dell’Assemblea legislativa di Salvador per protestare contro il mancato aumento degli stipendi hanno abbandonato il palazzo scortati dall’esercito brasiliano. Tra gli agenti c’era anche uno dei leader della protesta, Marco Prisco, che è stato prontamente arrestato dalla polizia federale. Secondo il legale di Prisco, l’avvocato Rogèiro Andrade, gli occupanti « hanno deciso di abbandonare l’edificio per evitare di aggravare la loro posizione giudiziaria e di dover far fronte all’imminente irruzione delle forze speciali dell’esercito». Tuttavia, la notizia dell’arresto di uno dei leader della protesta non sembra aver cambiato la situazione: lo sciopero prosegue. E i 12 mila poliziotti che hanno incrociato le braccia dieci giorni fa sembrano  proprio non avere nessuna intenzione di fare un passo indietro. Secondo fonti dell’agenzia Misna, di fatto, l’accordo tra il governo di Bahia e il sindacato dei poliziotti non è stato ancora  trovato. « I poliziotti hanno chiesto un aumento del trenta per cento degli stipendi e il governo alla fine avrebbe accettato. Ma il nodo del contendere è sui tempi. Il governo ha fatto sapere che avrebbe aumentato gli stipendi gradualmente, entro il 2015, e partendo dal mese di novembre. I manifestanti, invece, avrebbero voluto percepire parte dell’aumento già dal mese di marzo » ha riferito una fonte vicina all’agenzia . Le trattative, quindi, restano aperte. Ma mentre le parti sono impegnate a trovare una soluzione, le bande di malviventi che hanno invaso Salvador compiendo ogni tipo di razzia continuano indisturbate a seminare il terrore. Secondo i dati diffusi ieri dal governo di Bahia la conta dei morti avrebbe toccato quota 120. «La situazione è critica. Nell’ultima settimana sono state rubate centinaia di automobili, ci sono stati assalti a negozi ed edifici pubblici e sono stati sequestrati decine di camion pieni di merci. E secondo le ultime stime delle agenzie turistiche, a sette giorni dal Carnevale, il dieci per cento dei turisti ha già disdetto le loro prenotazioni» ha rincarato la fonte dell’agenzia missionaria.  Ma ciò che più lascia sbigottiti, è stata senza dubbio la notizia secondo la quale gli agenti in sciopero avrebbero chiesto l’amnistia per tutti i poliziotti coinvolti nella protesta: anche di quelli che sarebbero collusi con la criminalità locale. Una richiesta assurda che il governo ha già bocciato.  In questo momento, infatti, a essere a rischio non è più solo il Carnevale, ma la credibilità di un intero paese che nel giro di quattro anni dovrà ospitare il Mondiale di calcio del 2014 e le Olimpiadi del 2016.

mercoledì 8 febbraio 2012

Brasile: lo sciopero dei poliziotti minaccia il Carnevale

A dieci giorni dalle celebrazioni del Carnevale salta la trattativa che avrebbe dovuto riportare l’ordine nelle strade di Salvador de Bahia. E come se non bastasse,la protesta adesso rischia di stendersi in tutto il Brasile

Salvador de Bahia 08/02/2012 –  Nemmeno la mediazione dell’arcivescovo di Salvador, monsignor Murilo Krieger, è riuscita ad appianare le divergenze tra il governo e il sindacato dei poliziotti. Dopo un lungo colloquio durato 17 ore, le parti sono uscite dalla residenza dell’arcivescovo scure in volto e a mani vuote. Secondo la stampa locale, il nodo da sciogliere sarebbe rappresentato dall’ aumento dei salari. I poliziotti avrebbero richiesto un aumento del trenta per cento degli stipendi alla quale sarebbe seguita una controfferta del 6,5 per cento da parte del governo. Quella di oggi, dunque, più che una vera e propria trattativa, è stato un dialogo tra sordi. E mentre le parti cercavano di trovare un accordo, fuori dall’arcivescovado continuavano le violenze. Gruppi armati di delinquenti hanno continuato a fare razzie e a mietere vittime. Secondo i principali quotidiani dello stato di Bahia il numero dei morti avrebbe già superato le cento unità. La polizia federale e l’esercito, inviati dal governo centrale tre giorni fa per mettere fine all’ondata di violenza che ha travolto la capitale dello stato di Bahia, per il momento non si sono dimostrate all’altezza del loro compito. E la conferma arrivata dal governo di Bahia dell’arresto di uno dei leader della protesta, il presidente dell’Associazione dei poliziotti militari di Bahia Elias Alves de Santana, non rappresenta certo un motivo per cantare vittoria. Ma le cattive notizie non sono finite. Lo sciopero selvaggio che in questi giorni ha messo in ginocchio lo stato di Bahia potrebbe trovare terreno fertile anche negli stati di Espirito Santo e di Rio de Janeiro mettendo a rischio le celebrazioni del Carnevale più famoso del mondo.

martedì 7 febbraio 2012

Bahia: lo sciopero della polizia getta nel caos la capitale

Salvador de Bahia 06/02/2012 – Lo sciopero indetto dalle forze di polizia lo scorso 31 gennaio sta mettendo a dura prova l’immagine del Brasile all’estero. A meno di due settimane dall’inizio dei festeggiamenti del carnevale la protesta è tutt’altro che rientrata. Nella giornata di ieri un manipolo di poliziotti ha occupato il parlamento di  Bahia in segno di protesta. I poliziotti hanno persino rifiutato l’ultimatum del presidente dell’assemblea legislativa, Marcelo Nilo, che li aveva esortati ad abbandonare il palazzo entro la mezzanotte di ieri. Gli scioperanti non si sono fatti intimidire nemmeno dalla presenza dell’ esercito inviato  dal governo centrale per porre fine alle rimostranze bollate ormai come «Illegali» dal ministro della Giustizia brasiliano Josè Eduardo Cardozo. Secondo il ministro  gli organizzatori dello sciopero avrebbero  messo in piedi una «guerra psicologica» allo scopo di screditare le più alte autorità dello stato di Bahia. Non a caso, da quando è iniziato lo sciopero, sono scomparsi dalle strade di Bahia un terzo dei 31000 poliziotti in servizio: tutti hanno incrociato le braccia. E si sa, quando il gatto non c’è i topi ballano. Così, nel giro di pochi giorni  è scoppiato il caos. Decine di bande criminali si sono riversate per le strade di Salvador seminando il terrore tra la popolazione. Risultato: 83 omicidi in appena sei giorni di sciopero. Le immagini dei malviventi che fermano gli autobus per rapinare i passeggeri hanno  fatto ormai il giro del mondo. Ma ciò che più ha colpito l’opinione pubblica è stata la determinazione con la quale i poliziotti hanno portato avanti la protesta. Nella giornata di ieri, uno dei leader della manifestazione, per nulla preoccupato dagli evidenti problemi di ordine pubblico, ha fatto sapere di non avere nessuna intenzione di arrendersi. « Resisteremo a oltranza fino a quando il governo non avrà accettato le nostre richieste» ha detto il portavoce dei manifestanti  ai microfoni dell’emittente Globo News. «Non ne possiamo più di lavorare notte e giorno per una paga da fame. Vogliamo turni di lavoro meno massacranti, uno stipendio adeguato e l’amnistia per i reati commessi fin qui dagli scioperanti» ha rincarato il portavoce. Ma dall’altra parte della barricata, il governo di Bahia non sembra avere intenzione di fare sconi. Nella giornata di ieri, infatti, la magistratura della capitale ha emesso 12 mandati di cattura contro i promotori della protesta. E secondo alcune fonti uno di essi sarebbe già stato arrestato. Il Brasile deve fare presto: tutto deve tornare alla normalità. Tra pochi giorni migliaia di turisti dovrebbero invadere le strade di Salvador per assistere al carnevale. Si, bisogna fare presto: il business non può aspettare.  

giovedì 2 febbraio 2012

Messico: il generale aguzzino finisce dietro le sbarre

Città del Messico 01/02/2012 – «La legge è uguale per tutti: anche per i militari». Questo è quello che devono aver pensato i cittadini di Ojinaga, località a pochi chilometri di distanza dal confine con gli Stati Uniti, quando  hanno saputo dell’arresto del generale Manuel Moreno, il comandante delle truppe militari di stanza nella loro città. E chissà che qualcuno non abbia anche gioito per la notizia. Secondo il quotidiano Reforma, infatti, fin dal giorno del suo insediamento nella piccola città dello stato di Chihuahua, il generale avrebbe fatto tutto quanto era in suo potere, e anche di più, per far rispettare la legge e portare avanti la guerra al narcotraffico iniziata nel dicembre del 2006 dal presidente Felipe Càlderon.  Le accuse mosse al generale e ai suoi uomini sono molteplici e vanno dal rapimento all’omicidio, passando per il sequestro illegale di beni che puntualmente sparivano dall’inventario del materiale sequestrato. E tra i beni sequestrati e poi scomparsi ci sarebbe di tutto: automobili, televisori, computer: finanche un bel po’ di stupefacenti. Insomma, il generale e la sua banda non si sarebbero fatti mancare proprio nulla. Ma al di là delle cose indebitamente sottratte, di sicuro i cittadini di Ojinaga si ricorderanno di Moreno per i suoi metodi. Il generale amava trattare tutti allo stesso modo: criminali e non. Bastava infatti  essere un semplice sospettato per ricevere la visita degli uomini del generale. E il più delle volte, quando gli uomini di Moreno bussavano alla porta c’era poco da stare allegri. Secondo il tribunale Militare messicano, la premiata ditta Moreno  offriva ai mal capitati tre opzioni: le botte, il rapimento e, nel peggiore dei casi, il pacchetto completo tortura- omicidio. Adesso, Moreno e i suoi 29 scagnozzi sono in attesa di giudizio: sono stati messi al sicuro, dietro le sbarre, in una delle prigioni dello stato di Jalisco. O forse, sarebbe meglio dire che, adesso, a essere al sicuro sono i cittadini di Ojinaga… visto quello che hanno dovuto  subire dal 2008 a oggi.

mercoledì 1 febbraio 2012

Romney trionfa in Florida

Tampa (Florida) 01/02/2012 – Dopo aver perso le primarie nel South Carolina dieci giorni fa, Mitt Romney  si è ripreso alla grande infliggendo una dura batosta al suo avversario, Newt Gingrich,in Florida. Romney si è accaparrato il 46 per cento dei voti dei sostenitori del partito Repubblicano grazie a una strategia mediatica tanto costosa quanto efficace. Il miliardario mormone ha riempito di denaro le casse delle  emittenti televisive della Florida al solo scopo di mandare in onda una valanga di spot  sugli scandali sessuali  che hanno travolto  Gingrich quando, negli anni novanta, ricopriva il ruolo di speaker delle Camera dei Deputati degli Stati Uniti. All’ex speaker della Camera è andato il 32 per cento dei consensi dei repubblicani. Tuttavia, Romney sa che non deve farsi illusioni. Secondo gli analisti la strada per diventare lo sfidante di Obama  alle prossime presidenziali  è ancora lunga. Gingrich, infatti, in questo momento è alla ricerca di nuovi fondi e di una nuova strategia elettorale che gli consenta di conquistare mercoledì prossimo lo stato del Nevada.   Ma nel giorno del suo trionfo, il mormone non poteva certo dimenticarsi del suo arcinemico: Barak Obama. E nell’intento di colpire il presidente, Romney ha rispolverato i soliti vecchi concetti tanto cari ai repubblicani.  « Obama vuole dare maggiori poteri al governo centrale  e aumentare il debito pubblico. Io invece voglio diminuire i poteri del governo, limitare la sua influenza nell’ambito economico e ridurre le tasse» ha detto Romney durante il rituale discorso postelettorale del vincitore.